Welcome to Africa

Dicevo a tutti che ci avrei creduto solo una volta sull'aereo..e invece a parte un po' di commozione al momento del decollo, sono ancora incredula.

Cosa vuol dire partire per un anno? Ce lo siamo chiesti spesso ed è stata forse la domanda più gettonata che ci hanno fatto. Non lo so, penso che la consapevolezza di partire per così tanto tempo la si acquisisca lungo la strada, ma nel principio, oltre all'entusiasmo e alle paure, non si percepisca la dimensione dell'esperienza.

Ed è bello così.

Step by step.

Il viaggio è andato bene, senza particolare intoppi fino all'aereoporto di Harare, dove, a causa dei controlli per il Covid, il rilascio del visto turistico (in attesa di quello lavorativo, che è già arrivato), e il controllo bagagli, abbiamo atteso 4 ore. Ti guardi intorno e ti rendi conto di quanto il sistema sia fragile, appena si presenta un numero elevato di persone il processo va in tilt, computer obsoleti da riavviare di continuo e pratiche che forse in Italia si sbrigherebbero in 5 minuti qui ne richiedono almeno 20, a persona. Qualcosa dentro stride, siamo stanchi, abbiamo caldo e sete, ci guardiamo esausti. Possibile?

Si, possibile..."welcome to Africa" mi dico.

Al termine di questa odissea cominciamo il nostro viaggio in macchina verso All Souls Mission, ci richiederà circa 2 ore. Alla vista della città quello stridio dentro si placa, come aquietato e finalmente consolato.

Ci siamo.

Riconosco le strade e vari angoli di Harare, ci sono stata spesso e mentre aspetto le emozioni salire, queste non vengono. Non sento l'adrenalina o l'euforia delle altre volte, quasi come fossi già consapevole che non sarà una toccata e fuga, un periodo breve tutto da assaporare, secondo per secondo.

Questo posto sarà la nostra casa per un anno.

Mentre questi pensieri scorrono non scalfiscono niente dentro di me. A volte non capisco se è un bene o un male. So solo che ho aspettato così tanto che ora mi sembra naturale essere qui.

Come fossi stata pronta da sempre.

Mentre il viaggio continua, penso alla situazione che abbiamo vissuto qualche ora prima. La parte che stride è la parte di me abituata ad avere tutto pronto, tutto subito. Voglio comprare qualcosa? Apro Google e il giorno dopo sarà a casa mia. Ho bisogno di alcuni documenti? Ormai online con qualche certificazione si può fare tutto in qualche minuto. Non esistono lunghe attese nella nostra vita. Non conosciamo più il tempo e il lavoro che c'è dietro alla risposta ai nostri bisogni. E poche volte ce lo chiediamo. Funziona così e basta. Non importa che per avere quella cosa a casa tua il giorno dopo qualcuno sarà sotto pagato e lavorerà 10 ore. L'importante è che senza muovere un dito il tuo bisogno sarà soddisfatto. Ma è davvero così?

Sappiamo davvero di cosa abbiamo bisogno al giorno d'oggi?

La grande lezione che questo posto ha sempre saputo darmi è lo scarto fra il superfluo e l’essenziale.

In maniera militare, non scelta, la vita qui ti porta a capire che comunque tu ti imponga se ci vogliono 20 minuti, ci vogliono 20 minuti. Nessuno corre, nessuno sbraita, per che cosa? Dove si deve correre? Me lo chiedo spesso. Da noi tutti corrono, anche io. A volte qualcuno mi ha "ripreso" per il mio passo sempre svelto. Non so camminare piano.

Chissà dove abbiamo fretta di andare.

Cosa non siamo disposti a fermarci a guardare.

Mentre tutte queste domande scorrono, si è fatto buio, l'auto viaggia..non distinguo più niente attorno a me, il buio più totale. A fare da maestra solo lei, eccola lì di fronte a me, maestosa e nitida come solo in certi luoghi la puoi vedere..la via lattea.

Welcome to Africa.